Itaca
Gabriele Rossi
Itaca is the first book by Italian photographer Gabriele Rossi. Together with the artist, Yard Press chose to set a volume based on the possibility to remix all the author’s pictures into another kind of classification. That’s why each picture goes beyond the idea of landscape as document, becoming the result of an experience. Inside this new atlas we can find new visual resonances that don’t depend on the geographical data but exist because photography has become a gesture, sacred and repeated, always looking for beauty and harmony regardless the environment’s portrayed portion.
“What after all is photography if not this infinite search, undertaken by those, who, like Odysseus, cannot accept to look always at the same horizon, who want to know and understand what that space that we can occupy in this world is, to understand what relation we can have with it? Gabriele Rossi’s Itaca shows in the making the technical and spiritual, formal and existential practice necessary to pursue and a find a balance between us and the world and to use photography as a tool for an insatiable search. The practice has, here, the form of a journey, prompted by the need to find – as has always been for Ulysses – that original place one can only really be touched and understood after passing through other places and other times: the horizon is forever moving away, but it does not cease to remind us of the existence of a destination. This Itaca, that Gabriele Rossi indicates to us, of which he shows its possible but never definitive landing places, has the aspect of an exploration, a scouring, an incessant reconnaissance: we will never land at any ending point with this book because we do not want to and we cannot stop. Like Ulysses, we will never really feel at home on our island. We have to leave again and map other horizons. […] The atlas, as Georges Didi-Huberman writes, suddenly makes the structures, the borders explode; it messes up certainties, invents and creates interstices for exploration. The atlas is an “inexhaustible opening to a possibility that is not yet given.” It is a visual form of knowledge that comes from the apprehension of having to finding an answer to astonishment and disillusion, one complementary to the other when it is about looking at the world through the lens or in a photograph. The atlas, indeed, not only questions the given order of an archive and the hierarchical relationship among the images, but it tells us something about the content of each photograph, about the act that governs and guides the shooting.” from the essay by Roberta Agnese.
—
Itaca è il primo libro del fotografo italiano Gabriele Rossi. Yard Press insieme all’artista si è prefissata di costruire un volume che fosse un contenitore in grado di rimescolare le fotografie dell’autore dentro un nuovo sistema. È così che ogni immagine va oltre l’idea di paesaggio come documento, diventando risultato di un’esperienza. Dentro questo atlante possiamo cogliere nuove assonanze visive che non dipendono dal luogo ma dalla fotografia come gesto, un gesto sacro e ripetuto che cerca sempre armonia e bellezza, indipendentemente dalla porzione di spazio ritratta.
“Che cos’è in fondo la fotografia se non questa ricerca infinita, intrapresa di chi, come Odisseo, non può accettare di osservare sempre lo stesso orizzonte, di chi vuole conoscere e comprendere qual è lo spazio che possiamo occupare in questo mondo, capire quale relazione possiamo stabilire con esso? Itaca di Gabriele Rossi ci mostra in fieri l’esercizio tecnico e spirituale, formale ed esistenziale, necessario per inseguire e rintracciare un punto di equilibrio tra noi e il mondo, per fare della fotografia una ricerca insaziabile. L’esercizio prende qui la forma del viaggio, animato dalla necessità di ritrovare – com’è da sempre per Ulisse – quel luogo originario che si potrà davvero toccare e comprendere solo dopo aver attraversato altri luoghi e altri tempi: l’orizzonte sempre si allontana, ma non smette di ricordarci dell’esistenza della mèta. Questa Itaca che Gabriele Rossi ci indica, di cui ci mostra degli approdi sempre solo possibili e mai definitivi, assume le sembianze di un’esplorazione, una perlustrazione, una ricognizione incessante: non toccheremo nessun punto di arrivo con questo libro, perché non vogliamo e non possiamo fermarci. Come Ulisse, non ci sentiremo mai veramente a casa sulla nostra isola. Dovremo ripartire e mappare nuovi orizzonti. […] L’atlante – scrive Georges Didi-Huberman – fa improvvisamente esplodere le strutture, i confini, scompagina le certezze, inventa e crea degli interstizi per l’esplorazione. L’atlante è una “apertura inesauribile verso quei possibili che ancora non sono dati”. E’ una forma di sapere visuale, che nasce dall’inquietudine di dover rispondere allo stupore e alla delusione, l’uno complementare all’altra quando si tratta di guardare il mondo, di guardarlo attraverso un obiettivo o su una fotografia. L’atlante, infatti, non solo mette in questione l’ordine dato di ogni archivio e il rapporto gerarchico tra le immagini. Esso ci dice qualcosa di nuovo anche sul contenuto delle singole fotografie, evidenziando, oltre la foto, l’atto che presiede e che guida lo scatto.” dal testo di Roberta Agnese.
—
16x25cm
204 pages
Uncoated paper 80gr
Soft cover
Paperback twist-stitching
Offset
Limited edition 300 copies
25,00€
Shipping every wednesday
Spedizione settimanale ogni mercoledì